Che differenza c’è tra grappa e acquavite?

Profumati, trasparenti, affinati, aromatici, questi liquori ci accompagnano a fine pasto o durante i soggiorni in montagna per riscaldarci il palato, davanti a un caminetto acceso o sono protagonisti in cocktail moderni: le acqueviti.
Ma guai a confonderle: acquavite e grappa non sono la stessa cosa, o meglio, non sempre. Vediamo quindi di cosa stiamo parlando.
Grappa o acquavite?
Ricevetti questa “lezione” proprio durante un soggiorno in montagna, a San Vigilio di Marebbe per la precisione, tra le Dolomiti. Quando ordinai all’oste, un appassionato di grappa in un locale del centro paese, una “grappa alla pera”, scattò il sorriso.
“Lo sa signorina che se è alla pera non si tratta di grappa, ma di acquavite?”. No. Non lo sapevo, ma da allora imparai la magia alchemica del mondo dei distillati e mi ricavai un aneddoto simpatico da sfoggiare durante le cene esordendo con la domanda: “Sai che differenza c’è tra grappa e acquavite?”.
Per l’appunto, la prima differenza è che se la ordini alla pera, alla ciliegia, ecc…non è grappa, ma è acquavite appunto.
La seconda cosa che devi sapere è che se parli di grappa parli di un prodotto italiano, se parli di acquavite non sempre.
“Acquavite” infatti è un termine generico ed è sinonimo di “distillato”. La parola in sé non dice nulla se non si specifica da quale materia prima è stata ottenuta. E a seconda di questo, l’acquavite acquisirà una connotazione (e un nome) differente.

La grappa è italiana
Occorre quindi precisare da che cosa è stata ottenuta: la grappa per esempio è un’acquavite di vinaccia. La vinaccia è la buccia dell’uva con i vinaccioli, senza raspo. In pratica, è ciò che rimane da un acino d’uva, eliminata la sola polpa. Non solo, la parola grappa si usa solo se ricavata da vinaccia distillata in Italia. Quindi la grappa, è un’acquavite esclusivamente italiana. In passato, era un’acquavite destinata ai ceti meno abbienti. I ricchi infatti tenevano per sé il vino, lasciando al popolo quel che avanzava. E con questo si cominciò a distillare le vinacce, ovvero le bucce, i semi e i raspi dell’uva fermentata. Con il passare del tempo, i gusti e il modo di produrre la grappa si affinarono sempre di più.
I distillati
Si può distillare anche il vino: il brandy ad esempio è proprio questo, un’acquavite di vino. Solo che in tutto il mondo si chiama brandy, mentre in Francia questo distillato da vini francesi prende il nome di Cognac o di Armagnac (a denominazione di origine controllata) se è prodotto nella regione storica della Guascogna.
La vodka è un’acquavite di patate, il whisky da un distillato di cereali, il rhum da canna da zucchero. Ci sono poi le acqueviti di frutta: di uva, pere, ciliegia, lamponi, ecc…
Insomma, tutta la grappa è acquavite ma non tutta l’acquavite è grappa.
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